“La casa è bianca con le imposte azzurre. Ha due cancelli piccoli color arancio e due viottoli, che dai cespugli arrivano fino alla porta di ingresso.
I bambini sono quattro e si svegliano ogni giorno alle sei e trenta in punto, quando all’orizzonte, dietro gli alberi, il cielo ha ancora i colori dell’alba.
Mangiano, si vestono, a volte piangono perché non vogliono lavarsi i denti, poi escono.
Chiudono la porta, chiudono i cancelli, la loro macchina scende giù dalla collina.
La stanza dei giochi resta vuota, la casa silenziosa, in cucina si sente solo il ronzio del frigorifero.”
Lo scorso anno, il quattro settembre, ci siamo trasferiti per la prima volta in collina, nella casa che per me ha nome Aurora, con le sue imposte azzurro tenue e i vecchi cancelli arancioni. A piccoli passi abbiamo preso il nostro posto tra gli alberi, gli animali, gli arbusti. Un gatto scappava lontano appena ci vedeva. Altri due piccoli sono arrivati.
La mattina, tra uno scatolone e l’altro, guardavo il paesaggio. Il giuggiolo adagiato sul terrazzo, i grandi ippocastani, le due querce, una davanti alla casa, l’altra sul retro, abbarbicata sul pendio. Molte acacie, un campo coltivato, la fila di pini marittimi sulla collina di fronte, le ghiandaie in volo, le ali aperte del falchetto. Lo spazio creava un altro tempo. La sensazione di un tempo, che, come un musicista, avvertivo la necessità di trasformare in un ritmo, stendere sulla carta in un susseguirsi di punti e di virgole. Quando cerco un ritmo piano, essenziale, semplice, ecco che, a volte, bussa all’orecchio anche una storia piccola. Lo spazio si trasforma in tempo, e l’orecchio insegue un ritmo che diventa spazio, odore, gusto, memoria.
Truffa, Muffa e Spadaccino, in questi giorni in uscita per Sinnos con le illustrazioni di Veronica Truttero, sono nati così. Tre conigli apparsi nel buio degli occhi mentre cercavo una scansione di parole che raccontasse ciò che raccoglievo intorno a me. Allora ho alzato lo sguardo e ho immaginato di nominare tutto dall’alto, una cosa dopo l’altra, con molta calma.
Spero possa esservi di buona compagnia nelle prime giornate di scuola, per chi ascolta e per chi – una parola dopo l’altra – si prepara a conquistare con il dito la sua frase.